Fernando R. Mieli
Costretti a muoverci nei movimenti nella ricerca della propria ombra, si percepisce che non c’è niente di più profondo che la superficie.
Sempre pronto a chiamare le cose con il loro nome Luis Sepulveda scrittore, narratore, drammaturgo, poeta e militante cileno classe 1949, ci racconta il luogo di El dorado, città dove il vecchio cerca i primi libri da leggere: non è una città grande , era attraversata da un fiume sulle cui coste avevano costruito le loro case. Aveva una caserma, una scuola, una chiesa, due uffici del Governo e una biblioteca. Nella biblioteca non ci sono molti volumi… “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” fu il primo successo di Luis Sepulveda avvenuto 40 anni fà.
Luis Sepulveda morto per Coronavirus, compie un affascinante viaggio nella mente umana e nella perfidia del potere impegnato a nascondere le memorie e i ricordi per ammutolire la società. “Un viaggio anche fisico, di quelli che piacevano a Sepulveda. Juan Belmonte, che porta il nome di un famoso torero, protagonista del romanzo “Un nome da torero”, insegue da Berlino alla Terra del Fuoco un tesoro che è scomparso nel Cile appena tornato alla democrazia.
Un tesoro che apre le coscienze sulla libertà e sulla memoria, su ciò che è stata la dittatura Pinochet, che Sepulveda ha combattuto in prima fila (era alla Moneda quando venne ucciso Allende e fu catturato dagli squadroni del colonello)anche dalle galere dove è stato torturato.” Un thriller político come definisce e spiega Riccardo Jannello su QUOTIDIANO.NET del 16/04 “ma anche un atto di amore per il suo Paese – del quale aveva ripreso la cittadinanza solo nel 2017 – e un meraviglioso romanzo di viaggio, come lo saranno “Patagonia Express” o “La frontiera scomparsa”, che dimostrano la capacità che Sepulveda ha sempre avuto di indagare non solo sulle persone, ma anche sui luoghi.
“Una vera perdita per il mondo letterario ma anche per chi è riconosciuto dal punto di vista politico nella lotta anti totalitarista del Sud America. Come scrittore, ha raccontato, per usare un suo celebre titolo, il mondo alla fine del mondo, attraverso un linguaggio evocativo, immaginifico, figlio della tradizione sudamericana più nota, ma rivisitata in modo originale, con una attenzione alla dimensione della favola che ne ha fatto un autore amatissimo. Ed è significativo che il suo titolo più noto, complice anche la trasposizione cinematografica, resti, in fondo, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, un romanzo tragico per molti versi, ma anche carico di speranza di rinascita e di una nuova solidarietà, anche ambientale, che forse, al netto della politica e dei suoi orrori, restano il portato più rilevante del Sepulveda scrittore, ancora oggi.” Il Sole 24 ORE Cultura.
Come ancora ci racconta Riccardo Jannello: “preso d’amore immediato per Un nome da torero, giocavamo con un collega e amico appassionato di cinema su come lo avremmo trasposto sul grande schermo, scherzando sull’acquisto dei diritti d’autore e sul volto del protagonista, che secondo me sembrava tracciato sulla figura di Ed Harris. Un gioco che si fa solo dei romanzi che entrano dentro, si attacano alla pelle e diventano tatuaggi, come canta Chico Buarque.”
Addio Luis Sepulveda